E’ stato un grande onore per la città di Sanremo ospitare il ministro della giustizia Andrea Orlando. Questo è il pensiero comune agli studenti del Liceo G. D. Cassini che hanno partecipato all’incontro di lunedì 28 novembre presso il teatro del Casinò. La conferenza, inclusa nel ciclo ‘La Cultura della Legalità’, ha visto come protagonista, oltre che al ministro, anche il Presidente del Consiglio Nazionale Forense Andrea Mascherin. Dopo aver risposto alle domande dell’avvocato Mascherin e del pubblico, Orlando ha concesso un’intervista all’Ufficio Stampa del Liceo. Che cosa pensa della divisione delle carriere di pubblici ministeri e magistrati ordinari? Penso che sia un sistema che in astratto ha molte qualità, ma che in concreto rischia di indebolire le garanzie dell’imputato perché se un pubblico ministero è sottoposto in qualche modo al controllo diretto o indiretto della politica dell’opinione pubblica, rischia di essere condizionato e quindi di non applicare la legge in modo obbiettivo, ma di inseguire in qualche modo una popolarità che invece deve essere un elemento estraneo alla sua attività di carattere giurisdizionale. Che messaggio può dare ai giovani perché riacquistino fiducia nella gestione della giustizia? Consiglio loro di girare e guardare nel resto d’Europa e nel mondo affinché si accorgano che abbiamo un sistema che funziona male nei tempi, ma che ha un complesso di garanzia che in pochi altri ordinamenti si riscontra. Abbiamo fatto dei progressi per migliorare i tempi e bisogna farne ancora altri, però ricordiamo sempre che il costituente, quelli che hanno immaginato la società giudiziaria, è stato molo lungimirante. In Italia è più difficile che un innocente vada in carcere che in qualunque altro paese nel mondo. E’ un paese che ha abolito molto tempo fa la pena di morte e questo è un fatto molto importante, naturalmente è un paese che ha ancora grandi problemi anche nel funzionamento della giustizia, che però sta facendo alcuni progressi. Un’idea per snellire i tempi dei processi? Far fare agli avvocati una parte del lavoro nel senso che, per esempio nel civile, lavorare perché gli avvocati prevengano il conflitto, facciano mettere d’accordo le parti piuttosto che portarle in tribunale e questa è una cosa che si sta facendo e sta funzionando. Nel penale invece cercare di chiudere il procedimento quando non ha senso portarlo fino alla condanna, mi spiego: quando il reato è di piccola entità piuttosto chiedere un risarcimento del danno e quindi estinguere il reato, naturalmente se non c’è stato un danno irreparabile per qualche persona o cosa, poi andare ad una deflazione dei procedimenti in questo modo.
Carola Rolfo e Maria Chiara Donzella – Ufficio Stampa Cassini Sanremo
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